Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001

Si ricorda però che l’art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili."

mercoledì 3 settembre 2014

Discarica: il Dipartimento regionale acque e rifiuti conferma il parere negativo sul nuovo ampliamento. Un altro passo verso la chiusura?

Slitta al 29 settembre la conferenza decisiva sulla chiusura o meno della discarica di contrada Zuppà. Ieri a Palermo in conferenza dei servizi il Dipartimento regionale acque e rifiuti ha confermato «il diniego del rinnovo del provvedimento 393/09» (che aveva autorizzato un ampliamento di quasi due milioni di metri cubi di rifiuti, poi abbancati in sopraelevazione) e contestualmente richiesto «l'emanazione di uno specifico provvedimento di chiusura della discarica». È stato inoltre stabilito che la Tirrenoambiente «dovrà ripristinare l'area sbancata» – senza autorizzazioni come evidenziato nella relazione della commissione ispettiva nominata dall'ex assessore Marino – e nei piani della società partecipata dal Comune di Mazzarrà Sant'Andrea destinata al quarto ampliamento in 15 anni.
L'assessorato regionale all'Energia ha quindi ordinato a Tirrenoambiente di presentare entro il prossimo 22 settembre «un progetto di chiusura della discarica conforme alle prescrizioni già impartite con la diffida del 19 agosto scorso» insieme a un progetto di «messa in sicurezza del lato sud della discarica (dove sono stati riscontrati dei fenomeni di instabilità), volto a garantire che il sito possa essere chiuso nel rispetto della normativa ambientale e di sicurezza vigente».
Il dirigente generale Marco Lupo ha inoltre ribadito che «nel progetto di chiusura l'utilizzo di rifiuti potrà essere previsto esclusivamente nelle particelle oggetto di autorizzazione con decreto 393 del 2009». A tal proposito nei giorni scorsi, si ricorderà, c'era stata un'ispezione al sito di contrada Zuppà ad opera dei carabinieri e dei tecnici dell'Arpa Messina, volta ad acquisire dati certi sulle volumetrie ancora disponibili e che ha portato alla concessione di una proroga fino a tutto settembre per l'utilizzo dell'invaso mazzarrese per far fronte all'emergenza rifiuti di Messina e provincia (ormai il conto di queste emergenze si è perso nei meandri del tempo).
Per la Regione, inoltre, Provincia di Messina e struttura territoriale dell'Arpa (secondo la quale tutto andava bene in contrada Zuppà) dovranno dare delle risposte a tutta una serie di interrogativi sulle attività di controllo della gestione della discarica in questi anni. La Provincia dovrà esprimersi «sulle violazioni riscontrate nella gestione della discarica, nel corso delle sue attività di controllo, con particolare riferimento a quelle che possano aver avuto ricadute sulla qualità ambientale del sito» e verificare «la corrispondenza tra i dati riportati nel registro di carico e scarico dei rifiuti in ingresso» e i dati forniti dalla Tirrenoambiente, oltre a verificare «qualità e quantità dei rifiuti abbancati e quantità di percolato smaltito rispetto alla quantità teorica risultante dal bilancio idrogeologico della stessa discarica». Non dimentichiamo infatti che a poche centinaia di metri sono presenti i pozzi di contrada Lacco che alimentano l'acquedotto comunale di Furnari che – secondo quanto più volte denunciato dall'amministrazione del centro tirrenico – potrebbero essere stati inquinati.
All'Arpa invece è stato richiesto di fornire «le risultanze delle procedure di autocontrollo [sic] messe in atto dal gestore» insieme ai risultati dei controlli effettuati dalla stessa agenzia «su acqua, suolo e aria, al fine di esprimersi sulle eventuali difformità accertate» e le «le evidenze analitiche su eventuali potenziali fenomeni di contaminazione del sito».
Infine la Regione chiede a Provincia e Arpa di verificare circa le autorizzazioni del «rilevato in terra ubicato nelle vicinanze del costruendo (dal 2009) impianto di biostabilizzazione» e se «tale struttura sia stata autorizzata o meno visto che agli atti ciò non risulta».
Per l’avvocato Mario Foti, sindaco di Furnari ieri presente in conferenza dei servizi «La società che gestisce l’invaso -- nota alle cronache giudiziarie sia per la condanna in secondo grado dell'ex presidente per concorso esterno in associazione mafiosa che per l'arresto dell’attuale amministratore delegato per un presunto atto di corruzione di un funzionario regionale – ha mostrato la propria colpevole negligenza e la propria incompetenza nel gestire il sito della discarica».
«Dalle risultanze documentali (il riferimento è alla citata relazione della commissione Marino) è, infatti, emerso – continua Foti – che l’abbancamento dei rifiuti è stato fatto in maniera non conforme alla normativa vigente ed in violazione del progetto autorizzato dalla competente autorità regionale. In particolare, risultano violate le prescrizioni sulle modalità di impermeabilizzazione, quelle sulla volumetria che ha superato di circa 1 milione di metri cubi quella consentita, con erronea rappresentazioni dello stato di fatto, una grave incongruenza tra i volumi forniti con un superamento delle quote massime di riferimento di abbancamento (con una altezza di 145 ml sul livello del mare, rispetto ai 118 mls previsti ed autorizzati in progetto), una diversa morfologia realizzata rispetto a quella autorizzata, l’assenza di un piezometro posto a monte, la mancata esecuzione della verifica sulla stabilità del corpo rifiuti dell’insieme terreno/corpo rifiuti e del corpo rifiuti».
«La palese violazione delle autorizzazioni – conclude il primo cittadino furnarese – che ha comportato un’altezza della discarica presenta di circa 27 metri in più di quanto consentito (equivalente ad un palazzo di dieci piani) è stata posta in essere con il complice silenzio e con le omissioni delle istituzioni che avrebbero dovuto vigilare su una attività pericolosa che comporta rischio per i cittadini che vivono nel territorio, atteggiamento peraltro continuato e reiterato anche in detta conferenza di servizi».

Nessun commento:

Posta un commento