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sabato 31 agosto 2013

Tirrenoambiente lancia l'allarme: "Discarica satura!" Ma i precedenti dicono che non sarà così


Tirrenoambiente ha lanciato l'aut aut a Messina: devono pagare i crediti dovuti, perché senza quei soldi non si terminerà  quell’impianto di bioselezione e biostabilizzazione che darebbe nuova vita all'impianto di contrada Zuppà.
9.000 tonnellate di spazzatura al mese, a questo ritmo, fanno sapere da Mazzarrà, se non si completerà l'impianto di biostabilizzazione, la discarica diventerà satura. L'autonomia finisce il primo ottobre. Per il nuovo sistema occorrono dieci milioni che la società che gestisce la discarica, non ha. Vanta crediti verso Comune di Messina ed Ato 3 per oltre 23 milioni ed altri 50 da società d'ambito e comuni di mezza Sicilia. 
Ma non sarebbe la prima volta che viene dato l'annuncio della "prossima saturazione" e quindi "chiusura del sito", e ogni volta, puntuale, è arrivata l'autorizzazione ad un nuovo ampliamento: 
2008 - "Nei giorni scorsi organi d'informazione cittadini pubblicavano la notizia secondo la quale la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea raggiugerebbe la saturazione entro 5 mesi (ad avviso di Messinambiente), o al massimo entro un anno (ad avviso del sindaco di Mazzarrà)" (da www.tempostretto.it).
La domanda per un secondo ampliamento di 1.720.000 metri cubi di rifiuti venne presentata il 16 maggio 2007, a nemmeno due mesi dal rilascio dell’autorizzazione al primo ampliamento di 1.480.000 mc.
2009 - "Ormai satura è anche la discarica di Mazzarrà Sant´Andrea, che serve tutta la città di Messina. Nel giugno scorso la Regione ha dato una proroga di sei mesi all´utilizzo del sito, perché il capoluogo dello Stretto rischiava di rimanere sommerso dai sacchetti d´immondizia." (da Repubblica.it). 
Il secondo ampliamento era stato concesso meno di un mese prima.
2009 - "Dal primo luglio non sarà più possibile trasferire nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea i rifiuti provenienti da Messina senza prima avviare la separazione tra secchi e umidi perchè la discarica è quasi satura. Lo ha stabilito il Prefetto Francesco Alecci in base alla normativa europea sui rifiuti" (da www.tempostretto.it).
Il prefetto Alecci poneva l'indice su un aspetto importante, taciuto da Tirrenoambiente e trascurato dall'informazione "ufficiale". Secondo quanto previsto dall'art. 7 del decreto legislativo 36/2003, in attuazione della direttiva 199/31/CE, i rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento. Tale condizione, più volte prorogata, è entrata definitivamente in vigore dal 1° gennaio 2010.
E allora come hanno fatto ad operare? Grazie ad una circolare dell'allora ministro dell'Ambiente Prestigiacomo in virtù della quale la tritovagliatura dei rifiuti poteva, nelle more della realizzazione degli impianti, essere considerata trattamento ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di legge.
Pertanto la realizzazione dell'impianto di biostabilizzazione non è un "favore" che Tirrenoambiente farebbe a Messina e agli altri comuni, ma rappresenta un obbligo previsto dalla legge se vuole continuare ad esercitare "lecitamente" (ricordiamo che attualmente è sotto processo l'amministratore delegato Innocenti per reati ambientali in relazione al pretrattamento obbligatorio dei rifiuti destinati in discarica) l'attività di discarica. L'autorizzazione all'ampliamento del 2009 non poteva non prescindere dalla realizzazione dell'impianto. Tant'è che le due Aia sono state rilasciate contemporaneamente (21 e 22 maggio 2009).
Ma c'è di più. Tirrenoambiente dovrà adeguarsi alle nuove normative emesse dal Ministero dell’Ambiente in materia di trattamento dei rifiuti prima del conferimento in discarica. La circolare del 6 agosto scorso ha, infatti, disposto la scadenza del regime transitorio, che dal 2009 consentiva l’applicazione della tritovagliatura, così da selezionare i rifiuti conferiti dai Comuni attraverso un pre-trattamento. Il Ministero ha, quindi, disposto che per il rispetto dei requisiti imposti dalla Comunità Europea per il conferimento in discarica dei soli rifiuti può essere applicato solo il trattamento della bioessiccazione o la cosiddetta digestione anaerobica.
La discarica di Mazzarrà Sant’Andrea in questo momento non sarebbe in regola con questi parametri, ma potrebbe diventarlo con l’attivazione dell’impianto di biostabilizzazione, che è già stato realizzato nella parte edilizia, ma entrambe le autorizzazioni (all'ampliamento e all'impianto) sono state annullate dal Tar di Catania nel dicembre 2012 e se verranno riconfermate dal Cga a novembre, soldi o non soldi, Tirrenoambiente non sarebbe più legittimata ad operare.
Ma tornando all'annunciata saturazione, quanti rifiuti sono stati stoccati finora a Mazzarrà?
L'attuale invaso, utilizzato da un centinaio di comuni tra Messina e Palermo, è stato aperto il 5 aprile 2010, sulla base del decreto regionale del 22 maggio 2009, per ospitare circa 1.720.000 di metri cubi di rifiuti, che andavano ad aggiungersi ai 1.480.000 del primo ampliamento del 2007.
Basta farsi due conti per vedere che non tornano. Una tonnellata di rifiuti corrisponde a circa un metro cubo e, giornalmente, ne finiscono in discarica circa 700. La discarica è stata riaperta quattro anni fa e l'invaso di contrada Zuppà, con la prevista capacità di contenere circa 1 milione e 720mila tonnellate di rifiuti, avrebbe dovuto raggiungere la sua saturazione dopo 5 o 6 anni dalla sua apertura. Com'è allora possibile che la discarica venga dichiarata prossima all'esaurimento, se le mie valutazioni sono esatte, dopo nemmeno quattro anni?
Magari si avverassero le previsioni del primo ottobre, si metterebbe la parola "fine" a un decennio di scempi ambientali, infiltrazioni mafiose, corruzione politica e malaffare. E, finalmente, si potrebbe ragionare sulla via virtuosa della gestione dei materiali post consumo. Ma quel "pozzo di San Patrizio" è troppo redditizio perché si decida seriamente di chiuderlo (intanto, come si vede dalla foto, in contrada Zuppà si continua a scavare).

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