Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può, pertanto, considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001

Si ricorda però che l’art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili."

domenica 7 aprile 2013

"Venti di legalità democratica": l'intervento del Circolo Arci Senza Confini di Furnari

Questa serata è stata intitolata "Venti di legalità democratica", tre parole: venti, legalità e democrazia che hanno particolare attinenza con il nostro intervento in tema di rifiuti.
Perché sì, quando oggi in Sicilia si parla di rifiuti non può non parlarsi anche di legalità non rispettata e di mancata democrazia nelle scelte di chi amministra la cosa pubblica. 
Tutti sappiamo che in provincia di Messina rifiuti vuol dire essenzialmente smaltimento presso l'unica discarica esistente: quella di Mazzarrà Sant'Andrea.
Non ricorderemo che l'’invaso è stato realizzato in un sito che mal si adattava alle circostanze. Contrada Zuppà infatti si trova a meno di cento metri da un torrente,il Mazzarrà, e alle sue spalle (a un tiro di schioppo) c’è il centro abitato di Furnari, la cui popolazione da anni lamenta, inascoltata, la presenza e la cattiva gestione della discarica causa dell’emissione di insopportabili miasmi ed esalazioni che da essa promanano in condizioni di venti dominanti.
Non ricorderemo che i vertici della società proprietaria della discarica sono attualmente oggetto di indagini da parte della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto perché accusati di gravi reati ambientali.
Non ricorderemo neanche le allarmanti risultanze investigative dell’operazione antimafia Vivaio circa l’interesse alla realizzazione della discarica che hanno coinvolto i massimi vertici della società proprietaria del sito di Mazzarrà.
Sarà la magistratura a dare una risposta.
Ci limitiamo però a ricordare che lo scorso 7 dicembre 2012 due sentenze del Tar di Catania hanno annullato i due decreti regionali del 2009, con i quali si consentiva lʼampliamento della discarica, la realizzazione di un impianto di biostabilizzazione e quindi l’esercizio dell’attività di smaltimento rifiuti.
Per i giudici amministrativi «Non è stato valutato, secondo le previsione di legge, lʼimpatto sulle popolazioni vicine dei cattivi odori. Non si è considerato che a pochi passi dalla discarica di Mazzarà esiste lʼabitato di Furnari. Si è autorizzato il conferimento di amianto, senza valutare se le polveri o le fibre del minerale potessero giungere [sotto l'azione dei venti dominanti] sino agli abitati vicini», hanno, in estrema sintesi, scritto i magistrati, parlando in senso tecnico giuridico di “carente istruttoria”».
Tecnicamente, quindi, dallo scorso dicembre quelle 700 tonnellate di rifiuti che giornalmente continuano a essere trasportate a Mazzarrà vengono smaltite in maniera illecita. Subito dopo le sentenze era stata avanzata lʼipotesi che il presidente della regione Crocetta, per sanare la situazione di illegalità, in attesa del ricorso al Cga, avrebbe firmato un provvedimento che per tutelare la salute pubblica autorizzasse a lasciare aperta la discarica.
Avuta questa notizia noi come Circolo Arci di Furnari abbiamo immediatamente scritto al presidente Crocetta e agli assessori Borsellino e Marino chiedendo “con forza di dare un segnale di vero e grande rinnovo della politica regionale bloccando qualsiasi provvedimento derogatorio di quanto stabilito da ben due sentenze che non potrebbe che suscitare perplessità e dubbi in chi – come Lei – crede nella trasparenza e nella legalità”.
Lettera che, purtroppo, ad oggi è rimasta senza risposta, né dal governo regionale abbiamo visto finora provvedimenti concreti capaci di dare una svolta alla gestione dei rifiuti.
Negli ultimi anni – nel corso dei quali il problema ha assunto troppo spesso le caratteristiche dell’emergenza – ciò che non ha funzionato è la ricerca della scappatoia per aggirare il problema: aprire nuove discariche.
La Sicilia oggi detiene il non invidiabile record per la spesa media annua, per la produzione di rifiuti e per lo smaltimento indifferenziato in discarica.
Secondo quanto riportato nel Rapporto Ispra 2012, sono state 2.610.304 le tonnellate di rifiuti prodotti in Sicilia nel 2010, di queste ne sono finite in discarica 2.439.000, ovvero il 93 per cento.
Sconfortanti anche i dati sulla raccolta differenziata: 245.531,71 tonnellate pari al 9,4%. Cifre che confermano l’ormai cronico ritardo maturato nel corso degli anni.
La direttiva 2008/98/CE ci impone di gestire i rifiuti in base ad azioni gerarchicamente ordinate affinché il compimento della precedente escluda, o attenui fortemente, il bisogno di compiere la successiva. Perciò la preferenza è per la prevenzione, per il riutilizzo e per il riciclaggio. Segue nella graduatoria delle priorità l'azione di recupero energetico e infine, all'ultimo posto è lo smaltimento in discarica. Senza dimenticare che la Commissione europea ha rinviato l'Italia alla Corte di Giustizia europea proprio per la mala gestione dei rfiuti.
E allora, ci chiediamo, perché si continua a perseguire questa strada?
Anche le discariche non sono la soluzione, perché consumano territorio, creano problemi igienico-sanitari e rendono inutilizzabili sotterrandole preziose risorse che potrebbero creare economia e lavoro.
Il problema dei materiali post-consumo non va affrontato con misure solo a valle. Non servono impianti ipertecnologici ed energivori, bastano le semplici mani dei cittadini che a monte possono senza fatica (alcune pattumiere in più) evitare di mescolare il secco, cioè i materiali pregiati riciclabili, con l’umido, con cui produrre compost. Così facendo si evita di produrre la vera spazzatura (indifferenziato) e si abbatte la mole di rifiuti da smaltire.
È il momento di intervenire, l’opinione pubblica deve decidere di mobilitarsi seriamente e tornare alla democrazia partecipata e attiva chiedendo, anzi pretendendo da chi abbiamo delegato con il nostro voto ad amministrare la cosa pubblica un’inversione di rotta e fare il primo passo verso l’adozione della strategia rifiuti zero, la quale non è solo un obiettivo economico e sociale, ma è anche un obiettivo di civiltà.

Nessun commento:

Posta un commento