C’è un “fattore x” pronto ad
esplodere in quasi tutte le discariche italiane, è il “tal quale”,
cioè la munnizza così come viene depositata nei cassonetti da parte
di chi non effettua nessuna separazione alla fonte. Indifferenziata,
tanto per capirci, e illegale quando viene scaricata direttamente
negli invasi.
Perché illegale? Anche se molti non lo
sanno, o fingono di non saperlo – istituzioni preposte in primis –,
quello che finisce nelle discariche in quasi tutte le regioni
italiane – salvo rarissime eccezioni – è tal quale che contamina
gli ecosistemi (aria, acqua, suolo, ecc.) e avvelena la popolazione,
così violando la principale legge sulla gestione dei rifiuti in
vigore dal 2003, che aveva all’epoca recepito le severe direttive
comunitarie.
La norma che prevede l’obbligo di un
adeguato trattamento dei rifiuti prima di finire negli invasi di
fatto è stata sistematicamente aggirata utilizzando dei semplici –
ed economici – sistemi di triturazione.
I sacchetti vengono cioè sminuzzati,
ma se tu prendi il tal quale e lo trituri, senza aver separato la
frazione organica da quella secca, nel rifiuto resta la stessa
quantità di frazione organica e questo contravviene all’indirizzo
comunitario tant’è che l’Europa ha avviato ben due procedure
d’infrazione con prevedibili multe milionarie. Procedure ritenute
talmente delicate da negare ogni informazione agli organi
d’informazione, rifiutando ufficialmente le richieste di accesso
agli atti.
In un comunicato stampa diffuso lo
scorso anno – unico documento pubblico sull’infrazione avviata
dagli uffici di Bruxelles nel 2011 sul caso Lazio – si leggeva che
«Secondo la Commissione, il fatto di sminuzzare o frantumare rifiuti
indifferenziati prima di interrarli non è sufficiente in quanto
occorre un trattamento meccanico-biologico dei rifiuti per
stabilizzarne il contenuto organico, processo atto a ridurre il
possibile inquinamento. La Commissione si preoccupa del fatto che non
tutti i rifiuti che vengono interrati nelle discariche abbiano subito
il prescritto trattamento meccanico-biologico».
Ma non è solo il Lazio, ci sono
centinaia di impianti in tutta Italia che oggi trattano il tal quale
in discarica, compresa Mazzarrà, la seconda discarica della Sicilia
che – da anni – accoglie centinaia di camion di rifiuti che
finiscono in discarica senza il trattamento previsto dalle leggi
comunitarie e italiane, utilizzando ancora oggi la semplice
triturazione ritenuta inadeguata dalla commissione europea.
Nel nostro territorio non servono altre discariche, anzi si dovrebbe procedere con maggiori controlli su quelle già presenti, per evitare situazioni assai pericolose per la salute dei cittadini.
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