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domenica 17 febbraio 2013

Trattamento del percolato a Mazzarrà? Per Furnari è illegale

Nonostante lo scorso 7 dicembre il Tar di Catania avesse annullato - per ragioni sostanziali - i due decreti regionali che nel 2009 autorizzarono l'ulteriore ampliamento e l'esercizio della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, circostanza ben nota all'amministrazione regionale (nella conferenza dei servizi del 13/12/2012 sarebbe emerso che al Dipartimento Regionale Acque e Rifiuti fossero a conoscenza della sentenza del Tar), e l'immediata esecutività dei provvedimenti del giudice amministrativo, attualmente non è stata disposta la chiusura e la discarica è regolarmente in esercizio, ricevendo i rifiuti solidi urbani dai comuni del messinese e del palermitano.
E per di più presso il competente assessorato regionale è in discussione la richiesta - da parte della Tirrenoambiente - di autorizzazione alla realizzazione di un impianto per lo smaltimento del percolato da discarica, con una capacità di 200 tonnellate giornaliere per una potenzialità di 70.000 tonnellate all'anno.
L'amministrazione comunale furnarese in una corposa nota inviata a diverse autorità evidenzia le ragioni della pericolosità per la salute umana della suddetta infrastruttura e «le gravi illegittimità e irregolarità» alla base del procedimento di Valutazione di impatto ambientale (VIA) pendente a Palermo.

Per il sindaco Foti «l’iniziativa della Tirrenoambiente è espressamente vietata dalla la legge regionale 8 aprile 2010 n. 9 (“Gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati.”)» che all’art. 17, comma 3° dispone «Le opere per la realizzazione degli impianti necessari alla gestione integrata dei rifiuti nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione degli impianti, sono di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Le predette opere possono essere ubicate anche in zone classificate agricole dai vigenti strumenti urbanistici comunali, purché distino almeno 5 chilometri (ridotta a tre dall’art. 1, comma 4° della l. reg. 19 settembre 2012 n. 49.) dal perimetro del centro abitato.»
Dagli elaborati progettuali depositati da Tirrenoambiente presso la Provincia Regionale di Messina, si ricava che l’impianto è destinato a raccogliere non solo il percolato prodotto dall'attuale invaso di Mazzarrà Sant’Andrea ma anche quello proveniente dalle vecchie vasche e da quella di Tripi, ma essendo stati annullati i famosi decreti del 2009 – per l’esistenza di gravi carenze nei procedimenti istruttori – il citato divieto legislativo di collocare le discariche e le opere connesse a meno di tre chilometri di distanza dal perimetro urbano, non ammetterebbe provvedimenti di sanatoria con efficacia retroattiva.
«Non si vede, pertanto – secondo il sindaco – come si possa autorizzare un impianto “connesso” ad altri che non potevano essere realizzati.»
Nello Studio di Impatto Ambientale (SIA) presentato a corredo dell’istanza si legge che «l’area dell’impianto è contigua al territorio comunale di Furnari, dal quale dista circa 1 Km, mentre, rispetto al centro abitato di Mazzarà Sant’Andrea, l’impianto si colloca a una distanza di circa 1,5 km.»
Ciò non risponde alla realtà considerato che il perimetro esterno della discarica dista circa 100 m da alcuni fabbricati costituenti singoli insediamenti abitativi (già da prima che venisse realizzata la discarica) e a circa 300 metri in linea d’aria dal centro abitato di Furnari, e l’inattendibilità del SIA emerge peraltro da un’altra circostanza inconfutabile. La Tirrenoambiente era a conoscenza di quanto rilevato dalla C.P.T.A. di Messina, già nel lontano 30/1/2007, proprio in relazione alla «vicinanza della discarica da insedimenti civili».
Inoltre la rilevante circostanza che il percolato proveniente dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea non sia stato accettato da alcune imprese – incluso quello della IAM di Gioia Tauro (v. nota della Meta service del 23 febbraio 2012) –, che gestiscono degli impianti di depurazione (nella nota della Profineco del 4.5.2012 risultano i seguenti valori; 11.121 mg/l per l’ammoniaca e 51.713 mg/l per il C.O.D.) porta l’amministrazione furnarese a chiedersi «cosa avvenga del percolato rifiutato dalle imprese che gestiscono gli impianti di depurazione e dove lo stesso sia stato smaltito a decorrere dal marzo 2012.»
Percolato molto pericoloso quindi quello prodotto dai rifiuti di Mazzarrà.
Ma non solo, l’impianto dovrebbe sorgere a pochi metri di distanza dal Torrente Mazzarrà e a qualche centinaio metri più a valle si trova il “Pozzo Lacco” che alimenta l’acquedotto di Furnari, eppure incredibilmente – secondo Foti – dell’esistenza di detti pozzi «non v’è traccia in tutti gli elaborati del progetto presentati da Tirrenoambiente( relazione geologica, si.a., relazione tecnica, relazione non tecnica) né pertanto sussiste uno studio idrogeologico che esclude l’esistenza di qualsiasi potenziale rischio per la falda, come peraltro già evidenziato dalla C.P.T.A. di Messina nel lontano 2007.»  
Ed è proprio la vicinanza delle fonti di approvvigionamento idrico del suo comune a preoccupare il sindaco per il quale «Nulla esclude, pertanto, che uno sversamento accidentale del percolato o un qualunque altro inconveniente dell’impianto – che non si può escludere in assoluto - possa, dopo aver raggiunto la falda, estendersi ai pozzi anzidetti.» ritenendo pertanto evidente la violazione del principio di precauzione.

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