Nonostante lo scorso 7 dicembre il Tar di Catania avesse annullato - per ragioni sostanziali - i due decreti regionali che nel 2009 autorizzarono l'ulteriore ampliamento e l'esercizio della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, circostanza ben nota all'amministrazione regionale (nella conferenza dei servizi del
13/12/2012 sarebbe emerso che al Dipartimento Regionale Acque e
Rifiuti fossero a conoscenza della sentenza del Tar), e l'immediata esecutività dei provvedimenti del giudice amministrativo, attualmente non è stata disposta la chiusura e la discarica è regolarmente in esercizio, ricevendo i rifiuti solidi urbani dai
comuni del messinese e del palermitano.
E per di più presso il competente assessorato regionale è in discussione la richiesta - da parte della Tirrenoambiente - di autorizzazione alla realizzazione di un impianto per lo smaltimento del percolato da discarica, con una capacità di 200 tonnellate giornaliere per una potenzialità di 70.000 tonnellate all'anno.
L'amministrazione comunale furnarese in una corposa nota inviata a diverse autorità evidenzia le ragioni della pericolosità per la salute umana della suddetta infrastruttura e «le gravi illegittimità e irregolarità» alla base del procedimento di Valutazione di impatto ambientale (VIA) pendente a Palermo.
Per il sindaco Foti «l’iniziativa della Tirrenoambiente è espressamente vietata dalla la legge regionale 8 aprile 2010 n. 9 (“Gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati.”)» che all’art. 17, comma 3° dispone «Le opere per la realizzazione degli impianti necessari alla gestione integrata dei rifiuti nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione degli impianti, sono di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Le predette opere possono essere ubicate anche in zone classificate agricole dai vigenti strumenti urbanistici comunali, purché distino almeno 5 chilometri (ridotta a tre dall’art. 1, comma 4° della l. reg. 19 settembre 2012 n. 49.) dal perimetro del centro abitato.»
Dagli elaborati progettuali depositati
da Tirrenoambiente presso la Provincia Regionale di Messina, si
ricava che l’impianto è destinato a raccogliere non solo il
percolato prodotto dall'attuale invaso di Mazzarrà Sant’Andrea ma
anche quello proveniente dalle vecchie vasche e da quella di Tripi, ma essendo stati annullati i famosi decreti del 2009 – per
l’esistenza di gravi carenze nei procedimenti istruttori – il
citato divieto legislativo di collocare le discariche e le opere
connesse a meno di tre chilometri di distanza dal perimetro urbano,
non ammetterebbe provvedimenti di sanatoria con efficacia retroattiva.
«Non si vede, pertanto – secondo il
sindaco – come si possa autorizzare un impianto “connesso” ad
altri che non potevano essere realizzati.»
Nello Studio di Impatto Ambientale
(SIA) presentato a corredo dell’istanza si legge che «l’area
dell’impianto è contigua al territorio comunale di Furnari, dal
quale dista circa 1 Km, mentre, rispetto al centro abitato di Mazzarà
Sant’Andrea, l’impianto si colloca a una distanza di circa 1,5
km.»
Ciò non risponde alla realtà
considerato che il perimetro esterno della discarica dista circa 100
m da alcuni fabbricati costituenti singoli insediamenti abitativi
(già da prima che venisse realizzata la discarica) e a circa 300
metri in linea d’aria dal centro abitato di Furnari, e
l’inattendibilità del SIA emerge peraltro da un’altra
circostanza inconfutabile. La Tirrenoambiente era a conoscenza di
quanto rilevato dalla C.P.T.A. di Messina, già nel lontano
30/1/2007, proprio in relazione alla «vicinanza della discarica da
insedimenti civili».
Inoltre la rilevante circostanza che il
percolato proveniente dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea non
sia stato accettato da alcune imprese – incluso quello della IAM di
Gioia Tauro (v. nota della Meta service del 23 febbraio 2012) –,
che gestiscono degli impianti di depurazione (nella nota della
Profineco del 4.5.2012 risultano i seguenti valori; 11.121 mg/l per
l’ammoniaca e 51.713 mg/l per il C.O.D.) porta l’amministrazione
furnarese a chiedersi «cosa avvenga del percolato rifiutato dalle
imprese che gestiscono gli impianti di depurazione e dove lo stesso
sia stato smaltito a decorrere dal marzo 2012.»
Percolato molto pericoloso quindi
quello prodotto dai rifiuti di Mazzarrà.
Ma non solo, l’impianto dovrebbe
sorgere a pochi metri di distanza dal Torrente Mazzarrà e a qualche
centinaio metri più a valle si trova il “Pozzo Lacco” che
alimenta l’acquedotto di Furnari, eppure incredibilmente –
secondo Foti – dell’esistenza di detti pozzi «non v’è traccia
in tutti gli elaborati del progetto presentati da Tirrenoambiente(
relazione geologica, si.a., relazione tecnica, relazione non tecnica)
né pertanto sussiste uno studio idrogeologico che esclude
l’esistenza di qualsiasi potenziale rischio per la falda, come
peraltro già evidenziato dalla C.P.T.A. di Messina nel lontano
2007.»
Ed è proprio la vicinanza delle fonti
di approvvigionamento idrico del suo comune a preoccupare il sindaco
per il quale «Nulla esclude, pertanto, che uno sversamento
accidentale del percolato o un qualunque altro inconveniente
dell’impianto – che non si può escludere in assoluto - possa,
dopo aver raggiunto la falda, estendersi ai pozzi anzidetti.» ritenendo pertanto evidente la violazione del principio di
precauzione.
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