Horacio Verbitsky sosteneva che
il giornalista deve“diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia”. Il suo
compito è “additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere
molesto”.
Ciò che conta nel giornalismo
sono i fatti, c’è chi li nasconde perché altrimenti poi la gente capisce tutto
e chi li racconta proprio perché la gente capisca tutto.
Fatti
dunque, l’inchiesta dei Siciliani giovani
ne indica parecchi, degli stessi il sindaco Cirella ne dà una diversa
interpretazione in quella sua “lettera aperta” accusando il suo avversario
Marco Filiti di essere “voglioso di agguantare il potere per altre,
impraticabili, vie”.”
Chiamato
in causa quale “fonte inattendibile”, abbiamo chiesto a Marco Filiti di
raccontarci la sua versione.
Un
suo giudizio sulla decisione della giunta del Comune di Falcone di querelare
Antonio Mazzeo per l'articolo pubblicato su I Siciliani giovani?
Il gesto della
querela - in assoluta coerenza con tutta una serie di atteggiamenti che
l'amministrazione ed, in particolare, il sindaco hanno posto in essere ormai da
diversi anni – è intanto intimidatorio, perché – si noterà bene – Cirella
nemmeno si assume la responsabilità di sporgere personalmente querela nei
confronti di Antonio Mazzeo, ma – cosa ancora più grave – lo fa con i soldi dei
cittadini falconesi e questo la dice lunga – secondo me – sulla qualità, anche
politica, di certi personaggi del nostro comune.
Da cittadino non mi
sono sentito assolutamente denigrato né ritengo che l'immagine del paese sia
stata lesa dal suo articolo.
Ritengo invece che
il vero danno all'immagine l'abbiano fatto i nostri amministratori, ed in
particolare il nostro sindaco, nel momento in cui si sono assunti la
responsabilità di cercare – in maniera maldestra – di intimidire chi cerca
semplicemente di informare, di fare luce su vicende che – posso assicurare –
ormai sono patrimonio dell'intera collettività falconese.
Il vero problema
politico è che il nostro sindaco con il suo gesto ha finito con il
ridicolizzare se stesso e – ed è questo che fa male a chi ama questo paese – di
riflesso l'intera comunità falconese davanti a tutta l'Italia. Per rendersene
conto è sufficiente andarsi a leggere i tantissimi commenti pubblicati in rete.
Paragonano questo sindaco ai politici degli anni '60 che negavano l'esistenza
della mafia.
E
la gente come ha reagito all'articolo e, in seguito, alla querela?
La reazione alla
querela è stata molto evidente. È l'episodio che comincia a dare la dimensione
della gravità di certi problemi. C'è stata una forma di presa di distanza
rispetto a quello che è chiaramente un autogol da parte del sindaco.
Detto questo, è
chiaro che la nostra è una comunità – e l'articolo lo evidenzia – che purtroppo
vive in uno stato di paura. Se da parte delle istituzioni non c'è un'attività
di supporto a quella che è l'esigenza di fare luce su certi fenomeni, non ci si
può aspettare che un padre di famiglia si rechi spontaneamente dai carabinieri
a denunciare che il sindaco si è presentato in casa sua a cercare il voto in compagnia di certi
personaggi.
Continua...
Nessun commento:
Posta un commento