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venerdì 1 giugno 2012

Lettera aperta al sindaco e ai cittadini di Furnari


Ieri pomeriggio durante il dibattito su “Ambiente, territorio, tutela della salute, connivenze mafiose: un caso emblematico, la discarica di Mazzarrà”, tenutosi nei locali della Scuola Media G. Meli in occasione dello storico passaggio da Furnari della “XV Carovana internazionale antimafie” dopo aver ascoltato le parole del sindaco Mario Foti sull’attuale emergenza munnizza, e sul suo travaglio interiore causatogli dal dilemma se piegarsi o meno al ricatto dei signori dei rifiuti, ho sentito il dovere morale di fare ancora una volta la mia parte.
Caro Mario, anche se in questo momento ti stai trovando ad affrontare le conseguenze dell’incapacità dimostrata finora nella soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti dalle amministrazioni, di ogni colore e di ogni livello, che ti hanno preceduto, hai il diritto di non sentirti solo nella tua azione amministrativa che, come spero, dovrà portare Furnari (con l’auspicio che altri possano poi seguire il nostro esempio) a rompere con gli schemi del passato e spezzare la catena cassonetto-discarica che ci costringe da anni sotto il giogo dei signori dei rifiuti, ma – consentimelo – hai anche il dovere di non agire da solo.
Come ho avuto modo di rilevare più volte, esperienze internazionali, ma presenti ormai anche in tanti comuni italiani dimostrano che una gestione virtuosa dei rifiuti è possibile. E, dal mio punto di vista, non c’è niente di male a chiedere consiglio e trarre beneficio dalle esperienze positive altrui.
Il Comune di Capannori è stato il primo in Italia ad adottare nel 2007 con una delibera consiliare la strategia Rifiuti zero che, da stimolante ma velleitario movimentismo si è trasformata in concreta e credibile scelta amministrativa, alla portata di ogni esperienza politica o di governo attenta all’innovazione e alla sostenibilità ambientale.
Capannori ha dimostrato che non solo si può andare oltre il porta a porta e puntare alla riduzione dei rifiuti, ma che tale coraggio viene premiato dall’opinione pubblica che ha concesso a questo Comune semisconosciuto una notorietà internazionale fino a diventare la sede del primo Centro di ricerca rifiuti zero in Europa.
E allora chiamiamoli, chiedamogli come fare a importare anche da noi il loro modello.
E nel tuo diritto/dovere di non sentirti solo è giunto il momento anche per noi - cittadini furnaresi - di fare la nostra parte, mobilitandoci seriamente e tornare alla democrazia partecipata e attiva.
L’emergenza rifiuti non è soltanto colpa delle scelte scellerate di chi ha creato e favorito questo stato di cose, anche noi, con i nostri comportamenti - non proprio virtuosi - abbiamo le nostre responsabilità. Diceva il Mahatma Gandhi che ogni persona dovrebbe essere la spazzina di se stessa.
Se così fosse non esisterebbero emergenze rifiuti. L’obiettivo di tutti sarebbe infatti non produrne!
La vita e l’economia cambierebbero in meglio.
Ci sono due modi per affrontare il problema dei rifiuti.
Uno è il cosiddetto ciclo virtuoso: una raccolta davvero differenziata e il successivo riciclaggio dei materiali post-consumo.
L’altro è quello della prevenzione spinta, ossia non produrne affatto. Non solo quindi minimizzare il rifiuto residuo, ovvero il non riciclato, ma anche ridurre al minimo possibile i materiali post-consumo riciclabili.
Una proposta che si può fare è quella di guardare tutti gli scarti come se fossero rifiuti residui e dunque fare scelte e adottare stili di vita e pratiche che consentano di non conferire nulla, o almeno quasi nulla, al sistema di igiene urbana.
È questa la vera soluzione, nei fatti trascurata.
Una sinergia fra stili di vita personali, sagge tradizioni e tecnologia moderna, tra impegno della società civile, scelte delle istituzioni e riconversione produttiva da parte delle aziende può prevenire i rifiuti in modo etico e partecipato e incidere così su quello che c’è a monte.
Se ci fosse la volontà individuale, collettiva e politica, in pochi mesi – quelli necessari alla formazione degli ex produttori di rifiuti finali e all’organizzazione delle pratiche di prevenzione – e senza prevedere strutture costose, si potrebbe passare dagli oltre 540 chili l’anno di rifiuti a testa, spesso nemmeno riciclati, a meno di 100, e quasi tutti riciclabili con i metodi e le strutture esistenti.
E possiamo iniziare da subito, a piccoli passi, nel nostro quotidiano, separando a monte l’umido dal secco, che poi potremo portare in campagna e creare compost; separando già in casa le varie tipologia di plastica, la carta, l’alluminio, ecc.;e una volta al mese recandoci - in attesa che al più presto venga attivata la nostra isola ecologica - presso l’Ecopunto di Barcellona a consegnare il materiale riciclato.
Ed ecco come fin da subito sarà possibile rendersi conto di quanto il sacchetto della munnizza si sarà ridotto.

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