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venerdì 29 agosto 2025

Indagine su Mazzarrà, Ismaele La Vardera chiede l’invio degli ispettori

Ismaele La Vardera
Il parlamentare di Controcorrente interroga e sollecita Schifani e l’assessore Messina

 

Sull’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina sulle attività illecite dell’ex boss pentito Melo Bisognano a Mazzarrà, intervine anche la politica regionale, con l’onorevole Ismaele La Vardera che in un’interrogazione ha chiesto alle istituzioni regionali di fare luce.

«La vicenda in corso, al di là degli sviluppi giudiziari, - scrive La Vardera - evidenzia una situazione che rischia di minare la credibilità delle istituzioni locali ed impone un’attenta vigilanza da parte della Regione».

Da qui l’atto ispettivo con cui il parlamentare e giornalista chiede di conoscere se il Presidente della Regione e l’assessore alle Autonomie locali «siano a conoscenza della grave vicenda che coinvolge l’Amministrazione comunale di Mazzarrà Sant’Andrea;

se l’assessorato regionale delle Autonomie locali e della Funzione pubblica non ritenga opportuno disporre con urgenza l’invio di ispettori presso il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, al fine di accertare la regolarità delle procedure amministrative e degli affidamenti di lavori pubblici negli anni oggetto di indagine;

se non ritengano necessario riferire all’ARS sulle iniziative che intendano adottare per prevenire e contrastare ogni tentativo di condizionamento mafioso o corruttivo nelle amministrazioni comunali».

 

 

venerdì 22 agosto 2025

Gli affari dell’ex pentito Bisognano a Mazzarrà, cade l’aggravante mafiosa, resta in piedi l’accusa di intestazione fittizia. Nuovo troncone d'inchiesta

Mezzi in opera nell'incendio in contrada Zuppà
Indagati anche il sindaco di Mazzarrà e il suo esperto tecnico

Se da un lato cade l’aggravante mafiosa per l’ex pentito Carmelo Bisognano e i fratelli Antonino e Davide Giardina, arrestati lo scorso 29 luglio nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina che ha portato al sequestro di due società (intestate, secondo l’ipotesi accusatoria, fittiziamente ad uno dei Giardina, ma riconducibili a Bisognano) attive nel settore del movimento terra e degli appalti pubblici affidati dal Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, compresi gli interventi conseguenti al drammatico incendio che ha devastato la discarica di contrada Zuppà nel giugno del 2024, ma il Tribunale del riesame ha convalidato l’accusa di intestazione fittizia di beni e società, entrano nel registro degli indagati anche il primo cittadino della culla dei vivai e il suo esperto per le questioni tecniche.

A ridosso di ferragosto agenti in divisa e in borghese avevano proceduto alla perquisizione degli uffici del Comune e delle abitazioni private dei due nuovi indagati. Sotto la lente della magistratura i lavori affidati nel periodo dal 2018 al 2023. Ad accusarli di aver percepito somme in cambio di appalti è stato lo stesso Antonino Giardina, nel corso dell’interrogatorio di garanzia a cui è stato sottoposto dopo il suo arresto. Accuse, respinte dai due interessati, e che adesso sono al vaglio degli inquirenti.

giovedì 7 agosto 2025

Il Commissario Vallone non da l’ok, salta il minipaur per il polo rifiuti?

Per il dirigente del Dipartimeno regionale acque e rifiuti, soggetto attuatore della messa in sicurezza dell’ex discarica, anche la riattivazione degli impianti per smaltire il percolato e il biogas devono rientrare nell’ambito del progetto finanziato dal Pnrr

 

Esito negativo all'ultima conferenza dei servizi per il rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), per lo stralcio del progetto del polo impiantistico per i rifiuti di contrada Zuppà, relativo solo alla realizzazione della riattivazione degli impianti di trattamento del percolato e di recupero energetico del biogas, in quanto funzionali per la messa in sicurezza dell’ex discarica attesa fin dal 2014.

Come si ricorderà, scopo della conferenza era il riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata nel 2023, sulla scorta del primo decreto di valutazione di impatto ambientale positivo per l’intero progetto, Aia che, ha comunicato il Dipartimento Acque e rifiuti (Drar), «verrà annullata e non si procederà al rilascio di una nuova autorizzazione per lo stralcio del progetto originario».

Una decisione che il Drar aveva in qualche modo già anticipato in una nota per la Cds del 4 luglio, quando aveva messo in evidenza come i due impianti dovevano essere «previsti e inseriti nel progetto della messa in sicurezza del sito» (di cui il Drar è soggetto attuatore), essendo strumentali per il trattamento del refluo proveniente dalla discarica e «solo per i fini della bonifica della stessa». Motivi per cui il Dipartimento riteneva che la procedura per il rilascio del Paur doveva «dichiararsi caducata».

Linea d’azione che Arturo Vallone, Commissario per gli interventi di messa in sicurezza della discarica, ha ribadito in una seconda nota in occasione dell’ultima Cds.

Per Vallone ci sarebbero delle perplessità, una «in ordine alla possibilità riutilizzare gli stessi pareri endoprocedimentali, così annullati, per autorizzare una sorta “P.A.U.R. ridotto” per una sola parte del complesso impiantistico», e l’altra in ordine alla possibilità che in base alle norme vigenti, «una Egato (Ente di governo dell'ambito territoriale ottimale), quale è la Srr Messina Provincia, possa essere titolare di autorizzazioni per la gestione diretta di impianti inerenti il ciclo dei rifiuti, su cui la stessa è chiamata ad esercitare azione di monitoraggio e controllo».

«Realizzando – continua Vallone - all’interno dei lavori di messa in sicurezza un impianto di trattamento asservito esclusivamente alla discarica e ad essa solidale quale impiantistica necessaria alla chiusura del ciclo vita di gestione del materiale in sito, il costo di trattamento […] consentirebbe di rimodulare il fabbisogno per le stesse tonnellate di refluo utilizzando la rimanenza per la realizzazione dell’indispensabile e urgentissimo impianto», con i benefici «dell’ulteriore beneficio dell’abbattimento delle tempistiche, non necessitando la realizzazione di detto impianto di specifica autorizzazione, perché ricompresa nell’intervento di messa in sicurezza, né per la sua gestione perché rientrerebbe nei compiti che saranno affidati, in blocco, al gestore del sito che sarà individuato».