Per il dirigente del Dipartimeno regionale acque e rifiuti,
soggetto attuatore della messa in sicurezza dell’ex discarica, anche la
riattivazione degli impianti per smaltire il percolato e il biogas devono
rientrare nell’ambito del progetto finanziato dal Pnrr
Esito negativo all'ultima conferenza dei servizi
per il rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), per lo
stralcio del progetto del polo impiantistico per i rifiuti di contrada Zuppà,
relativo solo alla realizzazione della riattivazione degli impianti di
trattamento del percolato e di recupero energetico del biogas, in quanto funzionali
per la messa in sicurezza dell’ex discarica attesa fin dal 2014.
Come si ricorderà, scopo della conferenza era il riesame
dell’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata nel 2023, sulla scorta del
primo decreto di valutazione di impatto ambientale positivo per l’intero
progetto, Aia che, ha comunicato il Dipartimento Acque e rifiuti (Drar), «verrà
annullata e non si procederà al rilascio di una nuova autorizzazione per lo
stralcio del progetto originario».
Una decisione che il Drar aveva in qualche modo già
anticipato in una nota per la Cds del 4 luglio, quando aveva messo in evidenza
come i due impianti dovevano essere «previsti e inseriti nel progetto della
messa in sicurezza del sito» (di cui il Drar è soggetto attuatore), essendo
strumentali per il trattamento del refluo proveniente dalla discarica e «solo
per i fini della bonifica della stessa». Motivi per cui il Dipartimento
riteneva che la procedura per il rilascio del Paur doveva «dichiararsi
caducata».
Linea d’azione che Arturo Vallone, Commissario per gli
interventi di messa in sicurezza della discarica, ha ribadito in una seconda
nota in occasione dell’ultima Cds.
Per Vallone ci sarebbero delle perplessità, una «in ordine
alla possibilità riutilizzare gli stessi pareri endoprocedimentali, così
annullati, per autorizzare una sorta “P.A.U.R. ridotto” per una sola parte del
complesso impiantistico», e l’altra in ordine alla possibilità che in base alle
norme vigenti, «una Egato (Ente di governo dell'ambito territoriale ottimale),
quale è la Srr Messina Provincia, possa essere titolare di autorizzazioni per
la gestione diretta di impianti inerenti il ciclo dei rifiuti, su cui la stessa
è chiamata ad esercitare azione di monitoraggio e controllo».
«Realizzando – continua Vallone - all’interno dei lavori di
messa in sicurezza un impianto di trattamento asservito esclusivamente alla discarica
e ad essa solidale quale impiantistica necessaria alla chiusura del ciclo vita
di gestione del materiale in sito, il costo di trattamento […] consentirebbe di
rimodulare il fabbisogno per le stesse tonnellate di refluo utilizzando la
rimanenza per la realizzazione dell’indispensabile e urgentissimo impianto»,
con i benefici «dell’ulteriore beneficio dell’abbattimento delle tempistiche,
non necessitando la realizzazione di detto impianto di specifica
autorizzazione, perché ricompresa nell’intervento di messa in sicurezza, né per
la sua gestione perché rientrerebbe nei compiti che saranno affidati, in
blocco, al gestore del sito che sarà individuato».